Ireneo Ferrari
Un altro grande ci ha lasciati, nella notte del 6 giugno 2024, è morto Ireneo Ferrari, uno dei primi Ecologi italiani.
Nato a Reggio Emilia il 23 luglio del 1939, si laurea all’Università di Parma in Scienze Naturali, Ireneo Ferrari diventa ricercatore presso l’Istituto Italiano di Idrobiologia di Pallanza (1967-1970), prestigioso centro di ricerca e punto di riferimento per generazioni di ecologi a livello internazionale. Successivamente, dopo un periodo trascorso presso l’Università di Ferrara come professore associato di Idrobiologia, nel 1990 è chiamato dall’Università di Parma come professore ordinario di Ecologia e fino al 2009 tiene numerosi corsi di insegnamento in Ecologia, Biodiversità e Biologia Marina. In quegli anni è anche direttore del Dipartimento di Scienze Ambientali e presidente della Società Italiana di Ecologia (1995-1998). Il suo impegno culturale e organizzativo continua anche dopo la pensione ricoprendo il ruolo di vicepresidente del Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare (2011-2013).
La sua attività scientifica è prevalentemente indirizzata all’analisi e alla gestione sostenibile di ecosistemi di acque interne e di transizione, in particolare laghi di alta quota, fiumi e ambienti lagunari. Le principali linee di ricerca vertono soprattutto sullo studio della biodiversità acquatica e delle funzioni ecologiche delle comunità planctoniche e della loro variabilità in relazione sia a dinamiche naturali che a fattori di impatto antropico. Un settore di indagini sviluppato con importanti ricadute per la conservazione della natura riguarda la messa a punto e la validazione di descrittori e indicatori di qualità ambientale, di integrità e vulnerabilità di ecosistemi acquatici. Partecipa al Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, collaborando allo studio dell’ecologia e della biogeochimica del Mare di Ross e dell’Oceano Meridionale. Coordina il gruppo di lavoro che redige le linee guida per la predisposizione di un piano nazionale di monitoraggio ambientale delle zone umide.
Il prof. Ferrari profonde un grande impegno anche nella realizzazione di numerosi progetti di educazione ambientale, in particolare del CIDIEP (Centro di informazione, documentazione, educazione ambientale e ricerca sull’area padana).
È autore di numerosi articoli scientifici di carattere ecologico e coautore di un libro di testo di ecologia applicata per studenti universitari.
Le profonde competenze scientifiche e le doti umane del professor Ferrari sono sempre state motivo di ispirazione e guida per generazioni di studenti e giovani ricercatori che in lui hanno trovato non solo un maestro nelle scienze ecologiche e ambientali, ma anche un esempio di passione ed impegno civile.
Facendo le condoglianze nostre personali e di tutta la FISNA alla moglie Miranda e alla figlia Sara, riportiamo il ricordo di un suo allievo il prof. Pierluigi Viaroli e di una sua grandissima amica prof. Elisa Anna Fano.
Ho incontrato Ireneo verso la fine del 1985 quando prese avvio un progetto di ricerca sulle risaie, intese come “modello di zona umida”, nell’ambito del quale svolsi la mia tesi di dottorato avendo Ireneo come tutor.
Cominciava così la mia avventura scientifica ed umana che si sarebbe arricchita nel tempo di studi regionali sui laghi appenninici, sul Po e sulle lagune del delta del Po sotto la guida di un maestro rigoroso, ma discreto e paziente, prodigo di consigli e ricco di idee. Gli incontri con lui non si limitavano al mero lavoro di routine, ma spaziavano verso i grandi temi della moderna ecologia che si stavano delineando all’orizzonte.
Pensando a quei tempi non mancano simpatici aneddoti. Ad esempio, Ireneo correggeva articoli, tesi e lavori degli allievi rigorosamente con la “matita” che alla fine della correzione era ridotta a un mozzicone. Il discorso con cui restituiva gli elaborati era sempre lo stesso: “E’ un buon lavoro, ho fatto solo piccole correzioni e qualche nota a margine”… ma in realtà non c’era un solo rigo senza correzioni allo scopo di valorizzare il lavoro rendendolo più chiaro e incisivo.
Ricordo anche workshop nei quali con altri giovani dovevamo svolgere presentazioni orali: di buon’ora Ireneo bussava alla nostra porta e ci chiedeva di fare una prova.
La frequentazione quasi quotidiana ha consolidato un’amicizia che nel tempo ha coinvolto anche le nostre famiglie. Anche per questo, nel momento del distacco, ci stringiamo a Miranda e Sara con particolare affetto.
Pierluigi Viaroli
Ho conosciuto Ireneo Ferrari a Santa Margherita Ligure nel 1975 per un Congresso della Associazione Italiana di Oceanologia e Limnologia (AIOL). Con il suo fare di “bel tenebroso” coltissimo, mi colpì immediatamente anche perché portavo al Congresso una presentazione sulla competizione fra Asellus aquaticus (L.) e Proasellus coxalis Dolf., parlando anche di “r e K-strategia”. Il chairman della sessione era la prof. Livia Tonolli che mi conosceva bene e mi stimava. Quando lui mi si avvicinò chiedendomi spiegazioni sul lavoro, io toccai il cielo con un dito, lo conoscevo di fama ovviamente, era uno dei più promettenti giovani Ecologi dell’epoca. Da quel giorno la nostra amicizia non è venuta mai meno, ogni volta che veniva a Roma mi chiamava e ci vedevamo per un caffè assieme, ogni congresso stavamo insieme almeno una sera a cena, io all’epoca lavoravo come assegnista alla Sapienza e collaboravo con l’Istituto di Biologia Marina di Venezia per mettere a punto i test di tossicologia che sarebbero serviti per stilare la legge Merli, lui era già a Ferrara, ogni volta che andavo a Venezia, di ritorno mi fermavo da lui per salutarlo. Quando mi chiamò associato a Ferrara da Catania, mi portava in giro con la sua macchina per farmi conoscere ed amare la sua Pianura Padana e il Delta.
Un amico di una vita con il quale parlavo di tutto, non solo di Scienza. Un grande signore ed un grande scienziato. Ciao Ireneo vola in cielo libero e finalmente felice!
elisa anna fano