Ricordo di Lewontin
segnaliamo questo comunicato della Accademia Nazionale Lincei che ci ha trasmesso il Past-president Enrico Alleva e che celebra una figura di grande rilevanza nella storia recente delle nostre discipline.
“Si è spento a Cambridge (Mass.) il 4 luglio Richard Charles Lewontin, straordinario genetista e biologo evoluzionista statunitense.
Nato a New York il 29 marzo 1929, nel 1951 ha conseguito la laurea in Biologia all’università di Harvard, e nel 1952 la laurea in Statistica matematica, seguita da un dottorato in Zoologia; queste ultime entrambe alla Columbia University, dove è stato allievo del genetista Theodosius Dobzhansky.
Lewontin ha insegnato alla North Carolina State University, all’università di Rochester, e all’università di Chicago. A partire dal 1973 è stato professore di Zoologia e di Biologia all’università di Harvard.
Socio straniero dell’Accademia Nazionale dei Lincei, grande scienziato, pugnace nell’impegno civile, Lewontin ha avuto un ruolo guida nello sviluppo delle basi matematiche della genetica delle popolazioni e della teoria dell’evoluzione, ed è stato uno dei primi ad applicare tecniche di Biologia molecolare, come l’elettroforesi su gel, per lo studio di problemi di variazione ed evoluzione genetica.
“La sua influenza internazionale, ma anche la sua costante partecipazione a iniziative italiane, lo hanno reso un attore vivace nel panorama culturale nazionale, anche per temi socialmente rilevanti”, lo ha ricordato Giorgio Parisi, Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Tra le sue numerose opere ricordiamo i due articoli del 1966 scritti con J.L. Hubby, pubblicati nella rivista Genetics, con cui contribuì a porre le basi della moderna disciplina dell’evoluzione molecolare, ma anche il suo esemplare volume The genetic basis of evolutionary change (Columbia University Press, New York 1974), con cui ha aperto prospettive di studio e riflessioni tuttora attuali.
Nel 1979 Lewontin e Stephen Jay Gould usarono il termine “spandrel” (“pennacchio”) per indicare una caratteristica biologica che compare come conseguenza della modifica di un altro tratto.
Il suo saggio The spandrels of San Marco and the Panglossion paradigm: a critique of the adaptationist programme scritto nel 1979 con S.J. Gould, rappresentò una importante diga al bioriduzionismo che avanzava. Lewontin ha criticato con forza il determinismo genetico, specialmente nella forma in cui viene proposto dalla sociobiologia e dalla psicologia evoluzionistica.
Ebbe echi importanti nel dibattito italiano il volume Not in Our Genes: Biology, Ideology and Human Nature (Il gene e la sua mente: biologia, ideologia e natura umana, Est Mondadori,1983), pubblicato nel 1984 con Steven Rose e Leon J. Kamin, la cui traduzione italiana uscì in leggero anticipo rispetto all’opera originale inglese.
Biology as Ideology: The Doctrine of DNA del 1991 lo portò a Roma per la presentazione della traduzione italiana (Biologia come ideologia. La dottrina del DNA, Bollati Boringhieri 1993).
Fu collaboratore regolare di The New York Review of Books, con recensioni da cui originavano profonde riflessioni scientifiche e sociali.
Ha collaborato con parecchi filosofi della biologia, tra cui William C. Wimsatt, Elliott Sober, Philip Kitcher, Elisabeth Lloyd, Peter Godfrey-Smith, e Robert Brandon, sui quali ha esercitato sempre notevole influenza influenza.
Tra le altre pubblicazioni di Lewontin si ricordano, in collaborazione con L.C. Birch, Hybridization as a source of variation for adaptation to new environmentes, in Evolution, 20 (1966), pp. 315-36; An estimate of average heterozygosity in man, in American Journal of Human Genetics, 19 (1967), pp. 681-85; in collaborazione con S. Prakash e J.L. Hubby, A molecular approach to the study of genic heterozygosity in natural populations. IV: Patterns of genic variation in central, marginal and isolated populations of Drosophila pseudoobscura, in Genetics, 61 (1969), pp. 841-58; Race and intelligence, in Bulletin of the Atomic Scientists (marzo 1970), pp. 2-8; The genetic basis of evolutionary change (1974); Human diversity (1982); Not in our genes: biology, ideology and human nature (1984); in collaborazione con R. Levins, The dialectical biologist (1985); in collaborazione con M. Schiff, Education and class: the irrilevance of IQ genetic studies (1986). “