Giorgio Morpurgo (1931-2021)

Ci ha lasciati il 29 agosto Giorgio Morpurgo, (Torino, 30 marzo 1931) illustre genetista e caposcuola di un settore della genetica applicata e della mutagenesi ambientale che ha rappresentato un perno importante a livello nazionale e soprattutto internazionale per un approccio ecotossicologico integrato e completo.

Subì pesantemente le leggi razziali. Nel ricordo del figlio Piero, si salvò grazie al caso fortuito dato la madre Maria udì gridare in via Alessandria, a Roma nel 1943, che “i nazisti portavano via anche i bambini”. Si rifugiarono nella casa di Vittoria Rossi. 

M. fiorisce come studioso già all’inizio degli anni 60; ricercatore in ruolo presso il Centro internazionale di chimica microbiologica (CICM) diretto dal premio Nobel Boris Chain presso l’Istituto Superiore di Sanità. Partecipa dunque a un tratto importante della storia recente della ricerca scientifica, quando il direttore/fondatore dell’Iss Domenico Marotta, chimico, chiamerà a dirigere il CIMC il Premio Nobel Boris Chain, il ricercatore che mise a punto il processo sintetico della penicillina.

 La storia metodologica delle ricerche di M. assieme a Giuseppe Sermonti, genetista di qualche anno più anziano di lui, ruotano soprattutto attorno a modelli genetici sviluppati in microganismi quali la muffa Aspergillus nidulans e il lievito Saccaromyces cerevisi: con la messa a punto, la caratterizzazione e l’utilizzo in forme sempre più complesse di questo organismo per test di mutagenesi. Questo lignaggio scientifico proveniva da un maestro attivo a Glasgow, dopo un periodo presso la Columbia University di New York, il genetista italiano Giuseppe Pontecorvo (fratello dei noti regista e fisico nucleare). 

Ed è proprio in Scozia che M. si recherà per poi introdurre a Roma queste tecniche all’avanguardia e per utilizzarle in forme sempre più sofisticate e agilmente applicative. La mutagenesi ambientale ha una storia internazionale e nazionale importante (pur originando dai classici e noti effetti ambientali delle radiazioni) e grazie anche allo sforzo creativo di questo gruppo italiano si trasforma in una materia che si occupa di rischio ambientale più in generale, estendendolo a uno spettro crescente di sostanze chimiche, quali pesticidi, erbicidi, ecc, fino alle ben più attuali problematiche legate agli agenti ecotossici a effetto endocrine disrupting. Genotossicità e cancerogenesi ambientale ne resteranno tra i fondamenti iniziali.

Da questa attività scaturirà un gran numero di test a livello genico e cromosomico, in vitro e in vivo. Le loro ricerche utilizzano dopo pochi anni vari organismi vertebrati quali modelli di rischio, dai pesci ai roditori selvatici (in zone urbane a elevato inquinamento) e di laboratorio. Il ruolo della scuola di M. nella messa a punto dei test per agenzie internazionali, in primis l’OCSE, per valutare la salubrità di singoli prodotti chimici e/o alimentari, ne rappresenta l’eredità applicativa più rilevante e duratura.

Le autorità europee, già in fieri, utilizzeranno infatti  progressivamente queste tecnologie per valutare tossicità, dosaggi, metodi di dispersione ambientale, effetti ecosistemici tanto sulle popolazioni umane esposte quanto sulle comunità animali e vegetali e dei microrganismi presenti in natura.

Sul piano personale M. era un ricercatore rigoroso, un eccentrico anticonformista, coltissimo, che aveva spaziato dall’insegnamento della fisiologia vegetale a studi – per esempio assieme al genetista umano Guido Modiano- sugli adattamenti delle emoglobine e della fisiologia cardiorespiratoria ad alta quota. Aveva una fortissima passione per la montagna, con prestazioni da scalatore provetto, e provava un amore sviscerato per il ciclismo. Si recava con amici appassionati ciclisti in aereo ora in Galizia ora in Slovenia, e poi per settimane percorreva lunghi tragitti grazie a un allenamento pervicace e costante.

Si interessò, tra i tanti argomenti che la sua insaziabile curiosità gli imponeva, anche delle tematiche legate all’utilizzo a fini alimentari e al rischio associato delle bioproteine quali sottoprodotti della lavorazione del petrolio, altro tema di importanza sociale e politica almeno paradigmatica. La sua coraggiosa vis polemica si accese, con puntuali e mai sciapi interventi su giornali e altri media, quelli allora consoni ai dibattiti della fine degli anni settanta. Anche nella gestione rigorosissima di temi così delicati dimostrò sempre fermezza e adamantina onestà di giudizio tecnico, rare doti di pugnace militanza civile.

Questo gruppo di allievi (in Iss, alla” Sapienza” e all’Università di Perugia dove infine si trasferì), ma anche altrove, nel quale M. è stato pioniere anche a livello internazionale, ha di fatto edificato discipline quali la ecotossicologia e la tossicologia comparata (il suo allievo Angelo Carere dirigerà un laboratorio con questo nome presso l’Iss, un centro di riconosciuta eccellenza internazionale). 

La società italiana di mutagenesi ambientale che Morpurgo e Carere organizzeranno e coordineranno tra gli altri con Nicola Loprieno e Angelo Abbondandolo nella seconda metà degli anni ottanta, poi integrata in una analoga società europea della quale Carere e poi Eugenia Dogliotti (Iss) saranno presidenti, restano nella storia contemporanea e futura di questo così delicato settore. Tra gli allievi e le allieve eminenti di questa scuola ricordiamo anche Margherita Bignami e Dogliotti, che grazie ai test di mutagenesi ambientale hanno dato un contributo importante a lungo presso l’ISS dove sono state dirigenti di ricerca, così proseguendo un fecondo filone di ricerca ma anche di attività regolatoria per quanto riguarda la tossicità ambientale, l’ecotossicità e il rischio per la salute dei viventi a esse associate. Romualdo Benigni in Iss e poi all’Ocse trasse spunti di grande rilievo grazie alla sua formazione con M., come Riccardo Crebelli: ambedue a lungo dirigenti di ricerca in Iss.

M. nel 1957 fu Socio fondatore della importante Associazione Genetica Italiana, nei tempi eroici della sua origine culturale e scientifica.  Fu divulgatore prolifico, con una decina di libri in lingua italiana di ottimo successo di critica e di pubblico, tra cui l’indimenticabile L’inizio della fine: evoluzione culturale ed evoluzione biologica (Sellerio), spunto ancora attuale, forse attualissimo, sui destini di un pianeta abitato da una fiorente popolazione di Homo sapiens.  Altri suoi libri furono Capire l’Evoluzione, Dalla cellula alle società complesse e La logica dei sistemi di regolazione biologica (Boringhieri); Vita Genetica Evoluzione (UTET); Il mondo della cellula e La natura della vita (Zanichelli). Con la casa editrice “L’Autore Libri Firenze” ha pubblicato infine il racconto Delitto all’Università.

Infine, il legame scientifico, accademico e personale di M. con Giuseppe Montalenti, cui l’ecologia nazionale deve moltissimo, è suggellato nel ricordo di tanti allievi interni dell’Istituto di Genetica della “Sapienza” a Roma. Giorgio Morpurgo lo ricordiamo tutti noi, Anna Fano (attuale presidente FISNA), Loreto Rossi, Giuseppe Nascetti e quanti hanno avuto il piacere e l’onore di trascorrere anni di delicatissima formazione in quell’edificio dove oggi un’aula è appunto doverosamente dedicata a celebrare Montalenti.

Enrico Alleva, past president Fisna

1 thought on “Giorgio Morpurgo (1931-2021)

  1. grazie di questo commento, sono il figlio Andrea Morpurgo che ho imparato l`arte della gioielleria , una parte della vita sua che ha me ha dato tutto

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